
Giallo di Villa Pamphilj, riconosciuta la donna uccisa: era una russa 28enne

Il corpo abbandonato tra i rovi di Villa Pamphilj, a pochi passi da San Pietro, appartiene a Anastasia Trofimova, 28 anni, originaria di Omsk, in Siberia. Insieme a lei giaceva la sua bambina di quasi un anno, Andromeda, anche lei uccisa. La tragedia, che ha scosso Roma e l’intera opinione pubblica, si arricchisce ora di particolari che rendono il quadro ancora più inquietante. A confermare l’identità della giovane è stata la madre, dopo aver riconosciuto i tatuaggi mostrati durante la trasmissione Chi l’ha visto?. A indirizzare le indagini è stato anche il numero di passaporto russo, ora al vaglio della Procura di Roma con l’aiuto dell’FBI e delle autorità maltesi.
Dietro il delitto, secondo gli inquirenti, c’è Charles Francis Kaufmann, noto con lo pseudonimo Rexal Ford, 46 anni, americano, arrestato il 13 giugno a Skiathos, in Grecia, dove era fuggito in aereo utilizzando una delle sue tre carte di credito. Kaufmann è accusato di duplice omicidio aggravato, e si sospetta che abbia soffocato Anastasia dopo aver picchiato e strangolato la piccola Andromeda, come confermato dall’autopsia.
Anastasia e Kaufmann si erano conosciuti a Malta nel settembre 2023. Nove mesi dopo, il 14 giugno, nasce la piccola Andromeda Ford. Ma la relazione mostra fin da subito segnali allarmanti. Kaufmann, che aveva rubato l’identità a un regista americano, inizia a costruire un falso presente: cambia nome alla bambina, tenta invano di farla registrare come Lucia Ford presso l’ambasciata americana, e infine organizza una fuga via mare a bordo di un catamarano, con destinazione Sicilia. Da lì, la coppia arriva a Roma.
La madre di Anastasia, in una videochiamata del 27 maggio, conosce l’uomo: «Diceva di voler costruire una famiglia». Ma già pochi giorni dopo, il 2 giugno, Anastasia scrive un’email preoccupante alla madre, accennando a problemi nella relazione. È l’ultimo segno di vita. Kaufmann, già segnalato quattro volte alla polizia per ubriachezza e aggressioni, si rende definitivamente irreperibile.
Secondo gli inquirenti, Anastasia era entrata in Italia senza documenti e usava il nome fittizio di Stella Ford. La decisione di usare una barca privata per attraversare il Mediterraneo potrebbe essere legata al tentativo di sfuggire ai controlli. Dopo il delitto, l’uomo ha spogliato i corpi, li ha nascosti tra i cespugli e ha coperto quello della donna con un telo di plastica. Una scena agghiacciante che racconta una premeditazione lucida e brutale.
A rompere il silenzio è stata un’amica della madre di Anastasia, insospettita dall’assenza della giovane. Cercando online il nome “Rexal Ford”, ha trovato l’appello lanciato da Chi l’ha visto?, facendo scattare il riconoscimento e dando impulso alle indagini. Ora Kaufmann si trova detenuto nel carcere greco di Larissa, in attesa di estradizione in Italia.
La vicenda getta una luce cupa non solo sulla vita segreta di un truffatore e presunto assassino, ma anche sulla fragilità dei sistemi di controllo internazionali, che hanno permesso a Kaufmann di cambiare identità, viaggiare liberamente e truffare lo Stato italiano, come nel caso del tax credit cinematografico da 860mila euro ottenuto per un film mai girato.