
Truffava i clienti su Amazon, condannata a due anni e mezzo

Una truffa online che ha colpito migliaia di acquirenti su Amazon, con un bottino da 70mila euro in poche ore. Katia Moriconi, 51 anni, è stata condannata a due anni e mezzo di carcere per truffa in concorso. La donna è stata accusata di aver partecipato attivamente a un inganno che ha visto i prezzi di articoli di vario genere, tra cui macchinari agricoli e per il giardinaggio, abbassati drasticamente su Amazon, inducendo gli utenti a fare acquisti a prezzi convenienti. I pagamenti, tuttavia, non sono mai finiti nelle mani del venditore reale ma sono stati incanalati verso il suo conto bancario.
Nel luglio 2019, tra l’8 e il 9 luglio, sono comparsi improvvisamente su Amazon offerte eccezionali per articoli che solitamente avevano prezzi ben più alti. I consumatori, attratti dai prezzi vantaggiosi, hanno effettuato centinaia di ordini, pagando tramite bonifico bancario. Ma c’era un inganno: i dettagli bancari che comparivano sui portali tedesco e francese di Amazon non erano quelli del legittimo venditore, la Ferrogshop, ma quelli riconducibili a Katia Moriconi. Secondo gli investigatori, qualcuno era riuscito a intrufolarsi nel sistema protetto della Amazon Payments e a sostituire l’iban del venditore con quello dell’imputata.
Gli ordini, effettuati in massa, hanno fatto arrivare in poche ore oltre 70mila euro sul conto bancario della Moriconi. Tuttavia, gli acquirenti hanno presto notato che i prodotti acquistati non venivano mai spediti e non risultavano nemmeno tracciabili nel sistema di Amazon. Quando hanno cercato di contattare il servizio clienti, sono stati ignorati, e solo dopo aver sollevato il caso, è emersa la truffa. Amazon si è vista costretta a rimborsare i clienti raggirati, mentre la Guardia di Finanza, su richiesta di Ferrogshop, ha avviato le indagini.
Nel processo, la pm Loredana Carrillo ha ottenuto la condanna della Moriconi. Tuttavia, restano alcuni punti oscuri. L’accusa ha proceduto per truffa in concorso, ma non è stato possibile identificare altri membri della banda. Le indagini hanno dimostrato che i soldi sono stati trasferiti su altri conti esteri. La difesa della Moriconi ha sostenuto che la donna non ha competenze informatiche e che sarebbe stata a sua volta una vittima, ignara dell’uso del suo iban per le transazioni. Gli avvocati intendono presentare ricorso in appello, ritenendo che ci siano ancora elementi che non sono stati chiariti.
Nel frattempo, Amazon ha rafforzato i propri sistemi di protezione informatica per prevenire futuri casi simili.