
La paura serpeggia tra le escort dopo la scomparsa di Denisa Adas

«Avete letto di Denisa? Era in trasferta a Prato. Non risponde più da giorni. Io sono stata in quel residence dove è scomparsa. Mai più. Un posto da film del terrore». Questo è uno dei tanti messaggi che circolano nelle chat segrete tra le sex worker italiane, gruppi chiusi su WhatsApp e Telegram, protetti da nickname ed emoji. Una vita fatta di stanze d’albergo anonime, brevi affitti e clienti sconosciuti, dove ogni notifica può anche nascondere un pericolo e ogni “ok, arrivo” è seguito dall’invio rapido della posizione alla collega più vicina.
Si parlano in codice, con nomi di fantasia, proteggendosi come possono con messaggi, segnalazioni e allarmi. Ma la costante è una sola: la paura. Per comprendere questo universo sommerso, bisogna ascoltare in silenzio, fingendosi una di loro. E ciò che emerge non è un mondo di sesso, ma una rete intrisa di ansia e racconti agghiaccianti. Un filo rosso unisce Denisa Maria Adas, 30 anni, scomparsa a Prato, e Vasilica Potincu, 35 anni, uccisa a Legnano: due donne, due escort, due destini tragicamente interrotti.
«Noi abbiamo un’app segreta, la usiamo per segnalare quelli che fanno male», rivela a Il Messaggero Sonia, 47 anni, da Roma. «Ci salviamo a vicenda. Nessuno lo farà al posto nostro». Questa app anonima è una sorta di lista nera digitale, alimentata dalle testimonianze di centinaia di donne per evitare clienti violenti, maleducati o morosi. Basta segnalare il tipo di pericolo e quel numero viene marchiato e bloccato per tutte le altre. «Se una di noi non risponde entro un’ora, parte l’allarme», spiega Eva, 51 anni, da Bologna. «Condividiamo la posizione nei gruppi WhatsApp con le colleghe di fiducia. Se non torni online, vengono a cercarti. E quando finisci l’appuntamento, mandi un messaggio “è tutto ok”: è la nostra catena di salvataggio».
La paura è palpabile nei loro racconti. «Una volta mi hanno puntato un coltello alla gola», confida Sonia. «Ero agli inizi, inesperta. Lui sosteneva che lo avessi imbrogliato e non voleva pagare. Mi sono salvata per miracolo». Da allora, ogni cliente viene controllato sull’app. «Se il nome non compare, gli scrivo, provo a sentire la voce, cerco di capire chi ho davanti. Dopo più di dieci anni ho sviluppato un istinto. Lo abbiamo tutte. Ma non basta. Le segnalazioni sono centinaia ogni mese, e molti cambiano numero. Spariscono, poi riappaiono sotto altri nomi».
Col tempo, Sonia ha imparato a selezionare i clienti. Ma anche tra questi, l’ossessione rimane sempre un rischio. Nelle chat, le testimonianze di violenze si moltiplicano: schiaffi, finte minacce da poliziotti, sequestri in bagno, clienti armati, rapine. Poche denunciano. «Quando entri in stanza, sei sola: nessuno ti salva se qualcosa va storto». Noemi, 21 anni, dalla Sicilia, condivide le sue strategie: avvertire di avere amici pronti a intervenire, evitare trasferte o, in caso contrario, andarci con una collega.
Il pericolo non viene solo dai clienti. A volte, anche le stesse colleghe diventano una minaccia, per la competizione sul “mercato” degli annunci online. Il portale più usato, Escort Advisor, raccoglie recensioni degli uomini, ma dal team ammettono che il supporto legale gratuito attivato da un anno non basta: l’appello alle autorità è quello di attivare una regolamentazione, per fornire loro una tutela reale.
Intanto, passano i giorni, ma non emergono nuovi sviluppi sulle ricerche di Denisa Adas. La 30enne romena residente a Roma ormai è scomparsa da due settimane e cresce il rischio di non trovarla più in vita.