
Omicidio Fregene: il Ris setaccia la villa, mistero su arma e movente

Proseguono senza sosta le indagini sull’efferato omicidio di Stefania Camboni, avvenuto nella sua villetta di via Santa Teresa di Gallura a Fregene. Nella giornata di ieri, i militari del Ris, affiancati dai carabinieri della Compagnia di Ostia e del Nucleo investigativo del Gruppo Ostia, hanno compiuto un meticoloso sopralluogo nell’abitazione, trasformata nel tragico “teatro” del crimine.
L’attività degli inquirenti è stata intensa e, con ogni probabilità, si estenderà anche alla prossima settimana. L’obiettivo primario è passare al setaccio ogni singolo angolo della villa, che si sviluppa su tre piani. Nonostante l’imponente dispiegamento di forze e la minuziosa ricerca, al momento non sarebbero emersi elementi “eclatanti tali da giustificare nell’immediatezza del rinvenimento un esame irripetibile in laboratorio anche alla presenza dei consulenti di parte“.
Un elemento centrale nelle indagini riguarda la scomparsa di oggetti potenzialmente cruciali: manca l’arma del delitto, così come i vestiti indossati da Stefania Camboni, in particolare il pigiama, poiché quello indicato come indossato la notte dell’omicidio non presenterebbe segni di utilizzo. Risultano mancanti anche le chiavi dell’auto della vittima e il suo telefono cellulare.
Subito dopo il ritrovamento del corpo, sono stati acquisiti 36 reperti, attualmente in fase di analisi. Questo “portfolio” è aumentato ulteriormente con il ritrovamento di vari oggetti all’interno della villa, nella stanza della vittima e in quella occupata dall’indagata Giada Crescenzi e dal compagno, Francesco Violoni, figlio della Camboni.
Parallelamente alle indagini scientifiche, focalizzate sull’isolamento e sull’accertamento o l’esclusione di un terzo profilo genetico presente nella villetta la notte del delitto, i carabinieri, coordinati dalla Procura di Civitavecchia, stanno analizzando con attenzione anche la situazione finanziaria della vittima.
Le verifiche economiche si concentrano sul conto corrente di Stefania Camboni per comprendere appieno le sue reali condizioni economiche dopo essere rimasta vedova e beneficiaria di una pensione di reversibilità. Secondo quanto riferito dall’unica indagata, Giada Crescenzi, durante l’interrogatorio di fronte al pubblico ministero, la vittima nell’ultimo anno e mezzo si sarebbe “fatta nemica mezza Fregene andando in giro a chiedere soldi e minacciare la gente“. La Crescenzi avrebbe appreso tali informazioni dal compagno e le avrebbe riportate durante il suo unico interrogatorio (avvalendosi della facoltà di non rispondere durante l’udienza di convalida dell’arresto). Ha inoltre aggiunto che la convivenza era iniziata a causa di problemi abitativi a partire dal 29 marzo scorso, sfociando in “piccoli attriti legati alla gestione ordinaria della spesa“. Al momento, sulle presunte difficoltà economiche della vittima, non vi sarebbero risultanze oggettive, ma solo voci circolanti nella piccola comunità di Fregene, che tuttavia meritano ulteriori approfondimenti.
La modalità del delitto, con le 34 coltellate inferte, il corpo avvolto nelle lenzuola e il pavimento della camera da letto ripulito, hanno portato gli inquirenti a escludere fin da subito l’ipotesi di una rapina finita male, nonostante il ritrovamento dell’auto a 150 metri dalla villa possa suggerire una simulazione. L’omicidio appare sempre più orientato verso un movente passionale, familiare/personale o, non escluso, economico. Le prossime fasi dell’inchiesta saranno cruciali per fare piena luce su questo intricato caso.