
Tangentopoli di Ostia, altri due dipendenti comunali nei guai

E’ arrivata la sentenza del Gup di Roma sul caso della Tangentopoli di Ostia. L’udienza si è conclusa con tre rinvii a giudizio, una condanna con rito abbreviato e ben sette patteggiamenti, tra dipendenti del municipio e imprenditori locali. Al centro dell’inchiesta, un sistema di presunte dazioni illecite finalizzate a ottenere favori, in particolare sanatorie per abusi edilizi, avvenuti tra il 2021 e il 2023.
Questa sentenza giunge a breve distanza dalla condanna a sette anni inflitta a Franco Nocera, ex responsabile dell’ufficio edilizia privata del medesimo municipio, coinvolto in una precedente inchiesta per fatti analoghi risalenti agli anni 2016 e 2017.
Sotto la lente degli inquirenti sono finiti, tra gli altri, Salvatore Saraceno e Antonio Loddo, funzionari del X Municipio accusati di garantire «il superamento di ogni possibile ostacolo burocratico» in cambio di laute mazzette. Un semplice fiocco di prosciutto offerto in regalo, secondo l’accusa, rappresentava solo un piccolo “anticipo”. Ieri, Saraceno è stato rinviato a giudizio, mentre Loddo ha optato per il patteggiamento, ottenendo una pena di tre anni e quattro mesi.
A innescare l’inchiesta, un sopralluogo effettuato nel settembre del 2020 al ristorante “La Bettola” di via Castel Porziano proprio da Loddo e Saraceno. In quella circostanza, i due funzionari avrebbero attestato nella loro relazione di servizio «circostanze di fatto risultate false», proponendo una sanzione amministrativa per due strutture abusive che, al contrario, avrebbero dovuto essere demolite.
Il direttore del dipartimento Tutela ambientale del Comune di Roma, ascoltato dagli inquirenti, aveva riferito «di aver appreso da più fonti che Saraceno e Loddo erano soliti chiedere denaro per favorire il buon esito delle pratiche loro affidate». Le successive intercettazioni, come evidenziato dal Gip nell’ordinanza di arresto, avrebbero rapidamente captato «promesse, consegne di denaro (in un caso documentata da registrazione video), patti di vendita della funzione, riepiloghi di somme già incassate, garanzie e vanterie di favoritismi ottenuti, o di prossima acquisizione».
L’inchiesta ha svelato presunti interventi illeciti anche in favore dello stabilimento “Shilling” di Ostia, di proprietà di Fabio Balini, che ieri ha patteggiato una pena di due anni con sospensione condizionale. Per superare il parere negativo dell’Ufficio del Demanio Marittimo in merito alla realizzazione di “pergotende” chiuse all’interno dello stabilimento, adibite alla somministrazione di bevande e alimenti, Saraceno e Loddo sarebbero riusciti a ritardare di un mese la Conferenza di Servizi cruciale per l’accertamento di conformità della struttura. «Per fortuna che c’era la Asl che gliel’avevamo mandato in ritardo, mi so appigliato a quello per rinviarlo, se no come ca.. facevo a rinviarlo», spiegava in un’intercettazione Saraceno a Loddo. In cambio di questo “favore”, Balini avrebbe versato loro 8mila euro, suddivisi in due tranche. Parte di questo denaro sarebbe stato consegnato da Fabio Campanella, istruttore amministrativo del X Municipio, anch’egli tra coloro che ieri hanno patteggiato, ottenendo una pena di un anno e dieci mesi.
L’esito dell’udienza di ieri rappresenta un importante passo avanti nell’accertamento delle responsabilità in questa vicenda che getta un’ombra sulla gestione amministrativa del litorale romano.