Roma blinda i siti ebraici: scatta l’allerta sicurezza dopo l’attentato negli USA

23/05/2025

Massima allerta nella Capitale per la sicurezza degli obiettivi ebraici. In seguito al tragico attentato di Washington, dove due dipendenti dell’ambasciata israeliana sono stati uccisi al grido di “Free Palestine” nei pressi del Jewish Museum, il Ministero dell’Interno e la Prefettura di Roma hanno immediatamente disposto un rafforzamento delle misure di vigilanza, sia fisse che dinamiche, unitamente a un’intensificazione dell’attività investigativa preventiva sui siti sensibili.

La questione è stata al centro del vertice del comitato per la sicurezza e l’ordine pubblico, convocato d’urgenza a Palazzo Valentini sulla scorta di una specifica circolare del Viminale, dando il via a un mirato “focus sicurezza”. Sebbene non sussista una minaccia specifica conclamata, molte delle misure erano già state implementate dopo l’efferato attacco di Hamas del 7 ottobre 2023, evento scatenante del conflitto in Medio Oriente. Tuttavia, l’attentato avvenuto negli Stati Uniti, pur nel suo contesto specifico, viene valutato dall’intelligence come potenziale fonte di un «rischio emulazione».

Il presidente della Comunità ebraica di Roma, Victor Fadlun, ha espresso il suo «sgomento e preoccupazione» per gli eventi di Washington, evidenziando come «anche in Italia sta montando da troppi mesi, nell’indifferenza generale, un antisemitismo che si manifesta sui social, nelle piazze dei Pro Pal, ma anche nelle affermazioni di politici e leader di partito», lanciando un appello accorato: «Basta antisemitismo, prima che sia troppo tardi».

Il dispositivo di sicurezza messo in campo è una complessa macchina operativa che si muove con discrezione, alimentata da un continuo scambio di informazioni elaborate dal Casa (Comitato analisi strategiche antiterrorismo) e implementate a livello territoriale dalle Digos, in particolare a Roma, nel I Distretto Trevi Campo Marzio, dove si trova il Ghetto. Gli obiettivi sensibili già sotto protezione sono oltre duecento, comprendendo sinagoghe, scuole, ambasciate e istituti culturali. Se si includessero anche le attività commerciali e di ristorazione legate alla tradizione ebraica, il numero crescerebbe esponenzialmente. In queste aree sono attive le antenne di polizia e carabinieri, pronte a intercettare qualsiasi segnale o movimento sospetto.

Sotto la lente delle forze dell’ordine non c’è solo il Ghetto, luogo simbolo della comunità ebraica romana, ma anche i centri di preghiera meno centrali ma ugualmente frequentati. Un’attenzione particolare è rivolta al quadrante Sud-Ovest della città, comprendente le zone del Portuense, Monteverde, Marconi e Trastevere, dove negli anni si è concentrata una significativa presenza di cittadini di origine israeliana. Se prima del 7 ottobre 2023 era comune vedere famiglie passeggiare in questi quartieri con abiti tradizionali durante il sabato, giorno di preghiera, da allora molti hanno preferito l’anonimato per timore di diventare bersagli.

Parallelamente, la Questura monitora con attenzione gli ambienti legati alla causa palestinese. Il radicalismo islamico può radicarsi in contesti carcerari o attecchire in “cellule solitarie” rappresentate da giovani migranti di seconda generazione influenzati dalla propaganda online. Si osservano anche i movimenti di foreign fighters di rientro in Italia.

Dal punto di vista dell’ordine pubblico, le maggiori preoccupazioni finora hanno riguardato le possibili tensioni durante cortei e manifestazioni. Lo scorso ottobre, 34 agenti rimasero feriti negli scontri di piazzale Ostiense al termine di una manifestazione pro-Palestina. «Senz’altro abbiamo innalzato il livello di attenzione, peraltro già molto alto – ha spiegato ieri il ministro Matteo Piantedosi -. Da mesi abbiamo dispiegato un complesso dispositivo di vigilanza sui siti, ma soprattutto abbiamo allertato tutte quelle che sono le capacità di scambio di informazioni tra le agenzie di intelligence». Riferendosi ai fatti di Washington, il ministro ha sottolineato l’importanza di operare «senza lanciare allarmismi», ma con «massima attenzione, come è da nostra tradizione».

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