
Condannato l’automobilista che travolse il campione di cricket

Si è concluso con una condanna a otto mesi per omissione di soccorso il processo a carico del 26enne coinvolto nel tragico incidente di via di Casal del Marmo, costato la vita a Marco Mannage, il 25enne di origini bengalesi, noto giocatore di cricket e leader dei Rome Young Boys. La sentenza è stata emessa dal Gup di Roma, che ha invece assolto l’imputato dall’accusa di omicidio stradale.
La sera del 21 maggio 2023, l’impatto tra la Fiat Panda condotta dal giovane e il monopattino elettrico su cui viaggiava Mannage non aveva lasciato scampo al ragazzo. La decisione del giudice si basa sulla ricostruzione della dinamica dell’incidente: la vittima avrebbe effettuato un’inversione a “u” in un tratto buio della strada, vestito di scuro, rendendo, secondo la perizia, impossibile evitare l’impatto.
La tragedia si consumò poco dopo le 23. Marco Mannage, uscito da poco da casa di amici, temeva di perdere l’ultimo treno dalla stazione di Ottavia e aveva optato per il monopattino. Una scelta che si è rivelata fatale. All’altezza del civico 222 di via di Casal del Marmo, il 25enne ha compiuto la manovra di inversione proprio mentre sopraggiungeva l’auto.
Il conducente della Fiat Panda, resosi conto dell’accaduto, aveva allertato il 112, allontanandosi però prima dell’arrivo dei soccorsi. Ad assistere alla scena e alla sua fuga furono gli amici della vittima, accorsi in strada dopo aver udito il forte botto, i quali riferirono agli inquirenti di aver visto una Fiat Panda bianca allontanarsi. Inutili si rivelarono i tentativi di rianimazione da parte dei sanitari del 118.
Il giorno seguente l’incidente, il 26enne, incensurato, si era costituito, accompagnato dal suo legale, presso la caserma del XV Gruppo Cassia dei vigili urbani, i quali lo avevano denunciato a piede libero per omicidio stradale e omissione di soccorso. «Sono andato via perché ero sotto choc,» aveva spiegato agli agenti. L’auto coinvolta, con alcune ammaccature, era stata ritrovata sotto l’abitazione dei suoi genitori e sequestrata per le perizie. Il droga test sull’investitore aveva dato esito negativo, mentre l’alcol test non era stato effettuato a causa del tempo trascorso dall’impatto.
Il processo, celebrato con rito abbreviato su richiesta dell’imputato, ha visto la consulenza del perito cruciale per l’assoluzione dall’omicidio stradale, confermando l’impossibilità di evitare l’impatto. Il pubblico ministero Francesco Gualtieri aveva chiesto una condanna a un anno e quattro mesi per la sola omissione di soccorso, una pena leggermente superiore a quella poi decisa dal giudice.