
Condannato un 60enne pedofilo che collezionava foto hard di minori

Una macabra coincidenza ha segnato la Giornata nazionale contro la pedofilia e la pedopornografia. Mentre le istituzioni esprimevano unanime condanna per questi «crimini raccapriccianti», nelle aule del tribunale di piazzale Clodio a Roma, un uomo di 61 anni veniva condannato a due anni di reclusione per detenzione di ingente quantità di materiale pedopornografico. Un fardello di oltre mille tra foto e video di bambini e adolescenti, rinvenuti nel suo telefono cellulare durante una perquisizione. Le immagini, agghiaccianti, ritraevano vittime di età compresa tra i cinque e i sedici anni, costrette a subire abusi sessuali non solo da adulti, ma anche da coetanei.
L’uomo era finito nel mirino di un’indagine condotta dalla polizia postale e delle comunicazioni del Lazio, culminata con il suo arresto all’inizio di novembre del 2024. Gli inquirenti avevano scoperto come, negli anni, il 61enne avesse scaricato dalla rete un’impressionante mole di materiale ritraente minori in atteggiamenti intimi, soli o in compagnia di adulti. La perquisizione domiciliare aveva poi confermato i sospetti, portando alla luce, nel suo smartphone, la prova inconfutabile della detenzione di «materiale pedopornografico realizzato utilizzando minorenni». Nello specifico, si trattava di «490 immagini a sfondo sessuale nelle quali vengono ritratti minori, per lo più di sesso femminile, compresi tra i sei e i 16 anni di età, impiegati in atti sessuali espliciti da soli o con soggetti maggiorenni», unitamente a ben 844 video che immortalavano sempre bambine nella medesima fascia d’età, coinvolte in atti sessuali anche «con coetanei».
L’ingente quantità di materiale sequestrato aveva fatto scattare l’arresto immediato, con due giorni trascorsi nel carcere romano di Regina Coeli, seguiti dalla concessione degli arresti domiciliari presso l’abitazione della madre. Proprio in regime di arresti domiciliari, con la speciale autorizzazione a recarsi autonomamente in tribunale, l’uomo ha assistito ieri al processo con rito abbreviato, culminato nella condanna a due anni di reclusione da parte del giudice per l’udienza preliminare. Una pena di soli due mesi inferiore rispetto alla richiesta avanzata dal pubblico ministero Alessia Natale.
Il drammatico caso romano si inserisce in un contesto nazionale allarmante. Secondo il report diffuso ieri dalla polizia postale in occasione della Giornata nazionale contro pedofilia e pedopornografia, nel solo 2024 sono stati trattati ben 2.800 casi di pedopornografia. Le perquisizioni effettuate nello stesso anno si sono attestate intorno a quota mille, portando all’arresto di 147 persone e alla denuncia di altre 1037. Ma il dato più inquietante emerge dal primo trimestre del 2025, che ha registrato un notevole incremento dei casi trattati, con 118 arresti (+293%) e 427 denunce (+53%), a fronte di oltre 370 perquisizioni (+28%) eseguite nei confronti di soggetti dediti alla produzione, detenzione e scambio di materiale pedopornografico. La fascia d’età più colpita risulta essere quella tra i 16 e i 18 anni.
«Si tratta di crimini odiosi e inaccettabili che violano profondamente l’integrità psicofisica e la dignità dei bambini e degli adolescenti, lasciando ferite spesso indelebili nel loro percorso di crescita», ha dichiarato con fermezza Monica Sansoni, Garante dell’Infanzia e dell’Adolescenza della Regione Lazio in un’intervista al quotidiano Il Messaggero. «La lotta contro pedofilia e pedopornografia è una sfida che riguarda tutti e richiede unità d’intenti, fermezza nelle azioni e sensibilità profonda verso il mondo dell’infanzia e dell’adolescenza», ha concluso la Garante, sottolineando l’urgenza di un impegno collettivo per proteggere i più vulnerabili.