
Conclave, si profilano sei candidati. Ancora veleni su Parolin

Manca poco più di un giorno alla prima fumata del Conclave, e il cardinale Pietro Parolin, il candidato più forte con un pacchetto di voti che si aggira tra i quaranta e i cinquanta, si trova al centro di una tempesta mediatica. Dopo aver raccolto rapidamente il consenso tra i cardinali durante le Congregazioni Generali, Parolin è diventato il bersaglio di critiche e veleni che mirano a indebolirlo. La sua candidatura sembra stia suscitando timori, e, nonostante i suoi sostenitori, le voci critiche si stanno facendo più forti.
In questo frangente, sono emerse nuove candidature: il filippino Luis Antonio Tagle, il cardinale Matteo Zuppi, il francese Aveline, l’ungherese Erdo e il patriarca Pierbattista Pizzaballa. Il quadro si sta rivelando tutt’altro che stabile. La concorrenza si fa sentire, e il futuro del conclave sembra essere sospeso su una serie di incognite.
Parolin, che ha avuto un ruolo fondamentale come Segretario di Stato, è stato duramente criticato per la gestione della via della Seta con la Cina, un accordo che ha provocato una serie di divisioni. La sua spinta a normalizzare le nomine episcopali è stata vista da alcuni come un sacrificio della Chiesa cattolica clandestina, sottoposta alla pressione del regime comunista cinese. Le critiche arrivano anche da figure di peso come il cardinale Philippe Barbarin, che ha dichiarato che Parolin non ha l’autorità che ci si aspetta da un Segretario di Stato.
Non solo le sue scelte diplomatiche sono state messe in discussione, ma anche le voci che parlano di un indebolimento della sua posizione, con alcune correnti che riferiscono di una perdita di fiducia da parte dello stesso Papa Francesco.
Parolin, nonostante queste critiche, entra nel conclave con il sostegno di cardinali provenienti dalla diplomazia e dalla curia. È supportato anche da sei cardinali brasiliani che apprezzano il suo impegno a favore della revisione del celibato sacerdotale, una questione delicata per la Chiesa brasiliana, dove in molte zone laiche e donne svolgono ruoli pastorali. Questo, senza dubbio, contribuisce alla sua forza in un conclave che si preannuncia come un campo di battaglia per la leadership della Chiesa.
Nel frattempo, i cardinali si confrontano in sessioni fuori dal Vaticano, discutendo non solo delle difficoltà politiche, ma anche delle sfide spirituali. Un aspetto interessante che emerge è la critica al pontificato di Francesco, con alcuni cardinali che lamentano il suo approccio che ha modificato la tradizione della Chiesa, dando spazio ai laici e alle donne nella Curia. Il cardinale Stella, ad esempio, ha parlato di un Papa che avrebbe “ignorato” la lunga tradizione ecclesiastica per fare spazio alle sue idee.
Il 7 maggio si aprirà ufficialmente il Conclave. L’attesa è palpabile, ma non ci sono certezze su come si evolverà. Parolin rimane uno dei candidati più forti, ma la sua corsa non è affatto garantita. La competizione resta serrata, e tra le alleanze politiche e le differenze ideologiche, il futuro della Chiesa sembra essere sospeso su un filo.