
Addio a Suor Paola, il cuore biancoceleste della solidarietà

Si è spenta all’età di 77 anni Suor Paola, al secolo Rita D’Auria, una delle figure più amate dal pubblico italiano. Da tempo malata, combatteva un tumore dalla sua stanza del convento a via Colli della Farnesina, a Roma. La notizia della sua morte è arrivata nella serata del primo aprile, ma non era uno scherzo: l’aquila biancoceleste, che per anni aveva accompagnato con entusiasmo, ora l’ha portata in cielo. Nata a Roccella Jonica il 27 agosto 1947, entrò nel convento delle Scolastiche francescane del Cristo Re a soli vent’anni, contro il volere della sua famiglia. Dal 1998 guidava la comunità So.Spe, associazione dedicata all’assistenza di donne vittime di violenza, poveri, carcerati, bambini in difficoltà e padri separati.
Suor Paola era molto più che una religiosa: era una donna energica, appassionata, a tratti rivoluzionaria. Il grande pubblico la conobbe grazie alla trasmissione “Quelli che il calcio”, dove dal 1993 al 2005 fu presenza fissa accanto a Fabio Fazio, diventando celebre per il suo tifo sfegatato per la Lazio. “All’inizio è stata molto dura, il mondo ecclesiastico si è rivoltato contro di me”, raccontò una volta, spiegando come la partecipazione al programma fosse stata autorizzata dalla sua madre generale. “Se tu sai parlare di calcio e te ne intendi, vai”, le fu detto. Quella scelta portò a una maggiore visibilità per i suoi progetti di volontariato.
Negli anni, Suor Paola ha stretto forti legami con la Lazio, organizzando eventi benefici con la partecipazione della società e dei calciatori. Stimava profondamente giocatori e allenatori come Eriksson, Delio Rossi, Parolo e Zaccagni. Rimasta sempre fedele al suo impegno sociale, non ha mai smesso di frequentare le periferie, le case-famiglia, i centri per anziani e il carcere di Regina Coeli. Fu anche maestra e allenatrice, simbolo vivente di una fede operosa.
Nel 2021 il presidente Sergio Mattarella le conferì l’onorificenza di Ufficiale al Merito della Repubblica. Quando fu informata telefonicamente della notizia, rispose con la sua tipica ironia: “Ma che vuol dire? Mi fate cavaliere? Quindi mi regalate un cavallo?”. Era fatta così: schietta, autentica, vicina alla gente. Lascia un’eredità di amore, dedizione e passione che andrà ben oltre la sua tunica.