
Violenze domestiche ai Parioli: madre e figli vittime di anni di abusi

Dietro la facciata di un elegante appartamento ai Parioli, si è consumata per anni una storia di violenze, minacce e abusi. A raccontarla in tribunale è Anna (nome di fantasia), dirigente d’azienda, vittima del compagno, un funzionario di banca 50enne oggi sotto processo per maltrattamenti in famiglia aggravati. La donna, assistita dall’avvocato Roberto Borgogno, ha ripercorso davanti ai giudici l’incubo vissuto tra le mura domestiche: urla, insulti, botte ai figli, coltelli piantati nel tavolo per uno scontrino smarrito.
La convivenza, iniziata nel 2017, ha mostrato fin dai primi mesi i segnali di un cambiamento profondo nell’uomo, diventato sempre più aggressivo e ossessivo. Anna ha raccontato che i maltrattamenti psicologici e fisici sono esplosi con la nascita dei due figli. L’uomo la umiliava anche in pubblico, la insultava davanti ai bambini e mostrava un comportamento violento nei confronti dei piccoli, arrivando perfino a colpirli quando non rispettavano i suoi rigidi stereotipi di genere. In un episodio, avrebbe picchiato il figlio solo per aver giocato con oggetti ritenuti “da femmina”.
Nel dicembre 2023, un episodio ha segnato il punto di rottura. Convinto che la compagna avesse un amante, l’uomo l’ha chiusa a chiave in camera e l’ha obbligata a sbloccare i suoi telefoni, personale e lavorativo. È stata quella sera che Anna ha capito di dover fuggire per salvare sé stessa e i bambini. Da allora, l’uomo è stato sottoposto prima agli arresti domiciliari, poi al divieto di avvicinamento, ancora in vigore.
Nonostante il quadro grave emerso durante le indagini, la donna oggi vive sotto la vigilanza dei servizi sociali, con il tribunale civile che continua a richiedere una riconciliazione impossibile. «È un paradosso frequente», spiega ai media l’avvocato Borgogno, «nonostante la madre sia pienamente in grado di prendersi cura dei figli, viene trattata come una parte da monitorare». Una situazione che solleva interrogativi profondi sul modo in cui la giustizia italiana affronta i casi di violenza domestica, specialmente quando coinvolgono minori.
Il processo è ancora in corso, ma il racconto di Anna ha già lasciato un segno. Non solo per la crudezza dei fatti, ma anche per il coraggio di rompere il silenzio e chiedere giustizia.