
Donna muore dopo una liposuzione a Roma: indagato il chirurgo

Simonetta Kalfus, 63 anni, è morta il 18 marzo all’ospedale Grassi di Ostia, quattro giorni dopo il ricovero in terapia intensiva a seguito di complicazioni sorte dopo una liposuzione. L’intervento era stato eseguito il 6 marzo in un ambulatorio privato della zona Cinecittà, a Roma. A metterla in contatto con il chirurgo era stato un amico anestesista, che l’aveva anche accompagnata il giorno dell’operazione.
Inizialmente, tutto sembrava nella norma, ma nei giorni successivi le condizioni della donna sono peggiorate. Il 13 marzo, dopo segnali evidenti di malessere e difficoltà a parlare, un’ambulanza è stata chiamata, ma Simonetta non è stata portata subito in ospedale. Solo il giorno seguente, il 14 marzo, il medico amico di famiglia ha deciso di trasferirla al pronto soccorso del Grassi, dove è stata ricoverata in condizioni critiche.
“Mamma era in uno stato avanzato di infezione”, ha raccontato al quotidiano Il Messaggero la figlia Eleonora. Poco dopo l’arrivo in ospedale, Simonetta è entrata in coma farmacologico. I medici hanno diagnosticato un’embolia, ischemie e un’infezione che aveva compromesso più organi. Nonostante gli sforzi, la donna è morta nella notte tra il 17 e il 18 marzo.
La Procura di Roma ha aperto un’indagine per omicidio colposo. Il pm Chiara Capezzuto ha disposto l’autopsia e acquisito tutte le cartelle cliniche. Secondo il consulente di parte, la liposuzione potrebbe essere la causa della morte. “L’intervento doveva riguardare solo i glutei, ma è stato rimosso grasso anche da altre parti del corpo”, ha dichiarato il genero della vittima.
Il chirurgo che ha operato Simonetta era già stato condannato in passato a un anno per lesioni colpose, dopo un intervento al seno finito con gravi conseguenze per la paziente. Ora la famiglia chiede giustizia per una tragedia che, secondo loro, poteva essere evitata.