
Papa Francesco e la rinuncia all’Angelus: riposo forzato e riflessioni sul futuro

Papa Francesco ha vissuto una domenica diversa dal solito, segnando un evento senza precedenti nel suo pontificato: per la prima volta, ha dovuto rinunciare all’Angelus a causa delle sue condizioni di salute. In passato, anche durante le sue degenze ospedaliere, era riuscito a rivolgersi ai fedeli, sia affacciandosi dal balconcino del Gemelli sia tramite collegamenti video. Questa volta, però, i medici hanno imposto prudenza assoluta, costringendolo a un riposo totale. Il terzo giorno di ricovero è stato caratterizzato da un grande silenzio, rotto solo dalle notizie rassicuranti dei bollettini medici, che parlano di un miglioramento costante della sua salute.
Nonostante l’assenza fisica, Papa Francesco non ha mancato di far sentire la sua vicinanza ai fedeli. Un messaggio scritto ha sostituito il consueto Angelus, diffuso Urbi et Orbi, in cui ha spiegato la sua impossibilità a partecipare di persona, ringraziando per il sostegno ricevuto. Anche dalla lontana parrocchia di Gaza, dove fino a pochi giorni fa il Papa telefonava quotidianamente, sono arrivati messaggi di vicinanza. Tuttavia, la sua assenza ha lasciato un segno visibile: la Piazza San Pietro non ha registrato il consueto afflusso di fedeli e la celebrazione della Messa per gli artisti, affidata al cardinale Tolentino, ha visto una partecipazione ridotta rispetto alle aspettative.
Mentre il Papa continua il suo percorso di guarigione, inevitabilmente emergono speculazioni sul futuro del pontificato. L’assenza di immagini ufficiali da tre giorni ha alimentato ipotesi e dibattiti, soprattutto nei circoli curiali, dove il tema della successione è sempre presente. Il cardinale Giovanni Battista Re, decano del Collegio Cardinalizio, ha rassicurato sulla ripresa del Santo Padre, smorzando le voci di un presunto “pre-conclave”. Tuttavia, il paragone con gli ultimi giorni di Giovanni Paolo II e la preparazione della transizione verso Benedetto XVI sono inevitabili. Papa Francesco, con la sua visione di una Chiesa come ospedale da campo, potrebbe già riflettere su chi raccoglierà la sua eredità spirituale e pastorale.