
Bancarotta fraudolenta a Pomezia: patteggiano due imprenditori

Si è concluso con un patteggiamento il processo nei confronti di Basilio Bucciarelli e Petrus Marian, accusati di bancarotta fraudolenta in concorso per il fallimento della Center Office Trade Pomezia. Bucciarelli, 51 anni, residente a Pomezia, era amministratore unico della società dichiarata fallita nel novembre 2014, mentre Marian, suo cognato, ricopriva il ruolo di amministratore della Barbonetti Scavi, ditta coinvolta negli scambi di denaro e beni al centro delle indagini. Il tribunale ha condannato Bucciarelli a tre anni e sette mesi e Marian a due anni e sei mesi di reclusione. La vicenda ha assunto contorni ancora più complessi per la situazione personale di Bucciarelli, che nel 2020 aveva denunciato un giro di usura di cui era stato vittima, portando alla condanna dell’ex pugile Francesco Lomasto, condannato a cinque anni di carcere.
Le indagini hanno ricostruito un complesso schema di distrazione di beni dalla società fallita. Bucciarelli avrebbe ceduto immobili alla Barbonetti Scavi senza registrare i pagamenti, escludendoli così dall’attivo fallimentare e danneggiando i creditori. Gli imputati avrebbero inoltre depositato una copia falsificata dell’atto di cancellazione di ipoteca, consentendo la vendita libera degli immobili. Tra gli illeciti contestati figurano anche trasferimenti ingiustificati di denaro: tra il 2012 e il 2013, quasi 600.000 euro sono stati bonificati dai conti della società fallita alla Barbonetti, seguiti da altri 900.000 euro trasferiti senza giustificazione. Bucciarelli, inoltre, avrebbe sottratto ulteriori 500.000 euro, spostandoli su conti personali o di terzi. Durante la procedura fallimentare, i due avrebbero poi falsificato un contratto preliminare di cessione d’azienda risalente al 2013, per giustificare un pagamento di 600.000 euro alla Barbonetti Scavi, documento emerso solo nel 2017 e mai consegnato al curatore fallimentare.
Secondo la Procura, questo non era un caso isolato. Bucciarelli era già coinvolto nel fallimento della Field Poppeys Srl, dichiarata insolvente nel febbraio 2015, con schemi fraudolenti simili, tra cui prelevamenti ingiustificati di denaro e operazioni atte a svuotare il patrimonio aziendale, causando danni ai creditori. Già in passato, i due erano stati sottoposti agli arresti domiciliari, con l’accusa di una spiccata propensione a condotte truffaldine e all’uso sistematico di operazioni illecite per ottenere guadagni illeciti attraverso attività imprenditoriali.