
“Mazinga” e la criminalità romana: le accuse cadute in tribunale

Massimiliano Alfano, soprannominato “Mazinga” per la sua imponente stazza, è stato uno dei nomi più noti associati alla criminalità romana, menzionato dal pentito Giancarlo Orsini durante la sua collaborazione con gli inquirenti. Tuttavia, molte delle accuse mosse da Orsini si sono rivelate infondate nelle aule di tribunale. Recentemente, i giudici hanno dichiarato insussistente l’aggravante del metodo mafioso contro Alfano, facendo cadere in prescrizione i reati contestati. Alfano era accusato di essere il mandante della gambizzazione di Cinzia Pugliese, avvenuta nel 2013, eseguita proprio da Orsini per un presunto sgarro. Secondo il pentito, Alfano avrebbe offerto 2.500 euro per il “lavoro”, ma i giudici non hanno trovato riscontri sufficienti per confermare tali accuse.
Il racconto di Orsini descriveva in dettaglio la pianificazione del crimine: un incontro all’Eur per discutere i dettagli e un sopralluogo al centro estetico della vittima. Il giorno successivo, Cinzia Pugliese fu ferita al polpaccio, un delitto che Orsini affermò di aver eseguito su commissione di Alfano. Dopo il crimine, Alfano si trasferì a Dubai, dove fu arrestato nel 2015 in un hotel di lusso. Gli furono contestati tre reati: lesioni personali gravi, detenzione e porto abusivo di armi da fuoco, tutti aggravati dal metodo mafioso. Quest’ultimo elemento, associato alla presunta frequentazione di Alfano con il boss di Ostia Carmine Fasciani, è stato ritenuto non provato dai giudici della prima sezione penale di Piazzale Clodio. La caduta dell’aggravante mafiosa ha comportato la prescrizione dei reati, essendo trascorsi più di dieci anni dai fatti.
Mazinga non è stato l’unico a essere coinvolto nelle accuse di Orsini, il quale ha ammesso di aver partecipato a tre omicidi, altrettante gambizzazioni, e numerosi altri crimini tra il 2013 e il 2014. Tra i casi più rilevanti, Orsini accusò Elvis Demce, boss albanese e amico di Fabrizio Piscitelli (alias Diabolik), di aver ordinato l’omicidio dello spacciatore Federico Di Meo nel 2013. In primo grado, Demce fu condannato all’ergastolo, ma assolto con formula piena in Appello. Stessa sorte per Massimiliano Prosperi, accusato di aver commissionato l’omicidio di Sesto Corvini, un usuraio ucciso nel 2013. Anche in questo caso, la Cassazione ha confermato l’assoluzione. Le vicende sollevano interrogativi sulla credibilità delle testimonianze di Orsini, mettendo in discussione l’affidabilità di molte accuse mosse nel contesto della lotta alla criminalità organizzata a Roma.