
Roma, racket delle occupazioni: esplosione e proteste a Cinecittà Est

A Cinecittà Est, domenica mattina, un’esplosione ha scosso i residenti di via Ciamarra. Una carica esplosiva ha fatto saltare il portone di un appartamento al civico 30, lasciando spazio a una giovane peruviana incinta, al settimo mese, che si è introdotta nell’abitazione dichiarando: «È casa mia, non me ne vado». Nonostante l’allagamento provocato dalla rottura di una conduttura idrica, la donna si è barricata in una stanza, respingendo ogni tentativo delle autorità di farla uscire. A cinque giorni dall’evento, la situazione è immutata, con la donna decisa a rimanere nonostante le condizioni precarie e il rifiuto di alternative proposte dai residenti.
L’esplosione ha innescato una mobilitazione tra gli inquilini del comprensorio, che si sono organizzati per presidiare il palazzo giorno e notte. Si oppongono all’ingresso di collaboratori del racket, come fabbri o tecnici incaricati di rendere l’occupazione definitiva. Nonostante il presidio, i condomini non si sottraggono all’assistenza: portano cibo alla donna, che però spesso rifiuta il loro aiuto. L’intera comunità si è schierata per ripristinare la legalità e, allo stesso tempo, cerca di garantire condizioni dignitose per la donna incinta, proponendole alloggi alternativi. Tuttavia, la donna insiste: «Ho pagato 4.000 euro per questa casa, non me ne vado».
Il sospetto principale è che la donna sia vittima del racket delle occupazioni, usata come pedina per consentire a nuovi occupanti di entrare. Secondo alcuni residenti, la donna sarebbe terrorizzata e sotto ricatto, incapace di andarsene senza il rimborso dei soldi che ha versato al racket. La situazione ha spinto i comitati di quartiere a organizzare un presidio di solidarietà. Nel frattempo, l’assenza di interventi istituzionali alimenta il senso di abbandono tra i cittadini. «È inaccettabile che una donna al settimo mese di gravidanza viva in condizioni disumane», denuncia l’avvocato Tiziana Siano. Intanto, il cortile del palazzo si è trasformato in un centro operativo, con panche e tavoli per sostenere i turni di sorveglianza, mentre i movimenti del racket continuano a essere monitorati. La vicenda di via Ciamarra evidenzia le gravi conseguenze sociali e umane legate al fenomeno delle occupazioni abusive.