
Rom incinta aggredita nella metro: quattro anni alla prima colpevole

Condannata a 4 anni una delle cinque donne responsabili dell’aggressione in metropolitana a una Rom incinta. La vittima, ancora traumatizzata, chiede giustizia.
La vicenda risale al 5 aprile scorso, quando una donna croata di 40 anni, incinta, fu brutalmente aggredita su un vagone della metro B di Roma, in direzione Rebibbia. Un gruppo di cinque donne, tra cui una minorenne, la colpì con calci e pugni sotto gli occhi inorriditi dei passeggeri, tentando di sottrarle portafoglio e oggetti personali. L’episodio, avvenuto alla stazione Termini, scosse profondamente l’opinione pubblica anche grazie alle immagini riprese dai testimoni. Dopo mesi di indagini, ieri è arrivata la prima condanna: 4 anni e 8 mesi di reclusione per Sabira S., una delle assalitrici.
La vittima, che aveva subito un distacco di placenta a causa delle violenze, è riuscita a salvare il suo bambino, ma le conseguenze fisiche e psicologiche sono ancora gravi. Costretta a lasciare Roma per paura di nuove ritorsioni, la donna ha raccontato il suo calvario: “Non vivo più serenamente. Non ho solo paura per me, ma anche per mio figlio. Voglio che sia fatta giustizia”. Il giorno dell’aggressione, alcuni passeggeri avevano provato a intervenire, ma il gruppo aveva minacciato di colpirli, riuscendo infine a fuggire prima dell’arrivo delle forze dell’ordine.
L’indagine ha portato all’identificazione delle cinque responsabili, tutte di etnia rom, grazie alle immagini di videosorveglianza e alle testimonianze. Sabira S. è stata giudicata con rito abbreviato, mentre per altre due donne è già stato fissato il processo, e una minorenne è attualmente sotto la tutela del tribunale dei minori. Il pubblico ministero ha chiesto pene severe per le imputate, dato l’efferato accanimento contro una donna vulnerabile e il pericolo per il nascituro.
La condanna rappresenta un primo passo verso la giustizia, ma la vicenda rimane un simbolo della violenza che può colpire i più deboli. La vittima continua a vivere con il peso del trauma, chiedendo pene esemplari per chi l’ha aggredita. “Spero che questa condanna sia solo l’inizio e che nessun altro debba subire ciò che ho passato io,” ha concluso la donna. Intanto, le indagini proseguono per assicurare tutti i responsabili alla giustizia.