
Roma Nord, i narcotrafficanti con l’albergo in via Salaria. La cocaina ai vip dalla ‘ndrangheta

Seicentomila euro in cocaina nascosti in un’officina a Labaro, la «Lucky Garage». Un maxi deposito di droga scoperto dalla polizia a fine giugno di tre anni fa che ha consentito poi agli investigatori di portare alla luce un maxi traffico di sostanze stupefacenti – anche hashish e marijuana – fra la Calabria e Roma. Non si esclude grazie a contatti con la malavita organizzata ma anche con ripetuti sequestri di altre partite, anche quelle per centinaia di migliaia di euro. La zona nord della Capitale ancora una volta al centro del commercio all’ingrosso di droga, poi destinata anche alle principali piazze romane in mano ai pusher. Sette persone arrestate e condotte in carcere, una ai domiciliari e un’altra ancora con l’obbligo di firma, insieme con ingenti quantitativi di stupefacente intercettati, è il bilancio dell’operazione conclusa nelle prime ore di ieri dagli agenti della Squadra mobile che ha eseguito le ordinanze di custodia cautelare firmate dal gip Roberta Conforti su richiesta dei magistrati della Direzione distrettuale antimafia.
Traffici gestiti anche dai domiciliari
Nel corso di circa due anni di indagini, chiamate «Pit Stop», la polizia ha intercettato oltre un quintale di droga. A capo della banda, secondo chi indaga, che si teneva in contatto con telefonini criptati e riciclava i proventi del traffico di stupefacenti in una struttura ricettiva a Roma, c’era Cristian Canella, 36 anni, che il giudice definisce un «professionista del settore» con «profondi e duraturi legami con altri esponenti del narcotraffico» e anche capace di smerciare con facilità grandi quantitativi di stupefacente «potendo evidentemente contare su una vasta clientela». Fra gli arrestati, ritenuti dall’accusa al vertice della banda, anche Cristian Iorin Ionescu, 40 anni, e Domenico Giuseppe Ietto, di 24. Dalle indagini è emerso anche come il 36enne continuasse a gestire gli affari, in contatto con la compagna, dai domiciliari e poi dal carcere. Tanto da aprire un albergo – l’«Hotel Canella» in via Salaria, nei pressi dell’aeroporto dell’Urbe – nel quale, sempre secondo i riscontri investigativi, ha investito oltre un milione e mezzo di euro provento del traffico e dello spaccio di droga.
Trasferte anche a Milano e a Bari
Lo stesso Canella, come è emerso dalle indagini, andava in Calabria per acquistare partite di sostanza stupefacente tenendosi in contatto con i fornitori con «citofoni», ovvero telefonini, protetti a livello informatico per non essere intercettato e anche chat che sono state decriptate dagli investigatori. Fra i contatti anche «Escobar», insieme con «Inter», «Roma» ed «Eminem». Nick name di clienti e fornitori finiti nell’inchiesta, alcuni dei quali sono stati incontrati dai narcos romani – attivi anche a Tor Tre Teste e La Rustica – in particolare nella zona di Ardore Marina, in provincia di Reggio Calabria. I poliziotti hanno anche documentato viaggi aerei verso la Calabria fatti dagli affiliati alla banda, come anche in auto a Milano e a Bari.