
Il boss canadese si nascondeva a Roma: arrestato in una casa vacanze

Quando Alessandro ha accolto il suo nuovo ospite, non avrebbe mai immaginato di trovarsi di fronte a uno dei criminali più ricercati al mondo. Il turista canadese che aveva prenotato tramite una nota piattaforma online si è rivelato essere Dave Turmel, noto come “The Pik”, capo della violenta gang Blood Family Mafia, attiva in Québec e su tutto il territorio canadese. Il boss è stato arrestato mercoledì notte dagli agenti del VI Distretto Casilino, dopo una segnalazione dell’Interpol alla Questura di Roma.
L’uomo, 29 anni, soggiornava da oltre una settimana in una casa vacanze in via Ceglie Messapico, nella zona di Tor Bella Monaca. “Sembrava una persona qualunque, educato, tranquillo. Mi aveva chiesto consigli sui ristoranti”, racconta ancora sconvolto al quotidiano Il Messaggero il gestore della struttura. Nessun comportamento sospetto, nessuna richiesta fuori dall’ordinario. Solo dopo il blitz notturno della polizia, Alessandro ha scoperto chi fosse davvero il suo ospite.
L’arresto è avvenuto dopo che Turmel, avvertito dai rumori nel condominio, ha tentato di barricarsi all’interno dell’appartamento. L’intervento rapido degli agenti ha messo fine alla sua breve fuga romana. All’interno della casa sono stati rinvenuti droga, sim card, un’agenda con annotazioni in francese e arabo, e numerosi scontrini fiscali che potrebbero ricostruire i suoi spostamenti nella Capitale. Il passaporto, con l’identità falsa di Sebastian Menard Dumas, è stato sequestrato. Dopo l’identificazione, Turmel è stato trasferito a Regina Coeli in attesa di estradizione.
La notizia ha fatto il giro del Canada, dove Turmel era considerato il criminale numero uno, condannato all’ergastolo per traffico internazionale di stupefacenti, aggressioni e mutilazioni. La sua gang, composta da almeno nove membri, è nota per metodi brutali nelle guerre tra bande. Inserito nel programma Bolo, Turmel aveva una taglia da 250 mila dollari sulla testa. “Mi aveva appena chiesto di cambiargli la biancheria”, conclude il gestore. “Sembrava un cliente normale. Non so se mi riprenderò mai”.